Smash 1×01 – Gli amanti passeggeri di Pedro Almodovar

Inauguro questa nuova serie di post per far prendere un po’ d’aria a questo Blog e per inserire nelle fitte nervature delle tematiche del blog – tutte o quasi inerenti alla scrittura – anche un’altra mia passione nonchè pseudo-mestiere visto che con la Laurea in Dams Cinema qualcosa ci devo pur fare. Ma non aspettatevi di quelle recensioni piene di citazioni e riferimenti presi da Truffaut e Bazin perchè a) non credo che me li ricorderei in modo adeguato b) non credo di averli capiti come avrei dovuto. Le mie saranno recensioni da spettatore con uno spiccato senso critico e gusti molto definiti, quindi, che sia un successo o no, come una ragazzina pettegola sulla panchina nella via dello struscio, se lo vedo, ne parlo.

Gli Amanti Passeggeri di Pedro Almodovar

Lo ammetto, sono andato a vederlo contro ogni previsione e indicazione, mi avevano tutti detto che non sarebbe stato un granchè. E così è stato. Gli attori feticcio di Almodova c’erano tutti, il sesso come fil rouge delle varie storie c’era, la strumentalizzazione di traumi di varia natura, c’era anche quello. Come direbbero i Gialappi: gli ingredienti per far male c’erano tutti. Ma nel minestrone che ne è venuto fuori, non c’era niente che ricordasse il buon vecchio Almodovar.
Potremmo dire che è Almodovar in versione Vanzina, con storie slegate e senza neanche tanta logica, sesso a profusione, spesso volgare e gratuito, battute di quart’ordine e un’arco narrativo piatto come l’elettroencefalogramma di Flavia Vento.
Ho avuto l’impressione che il minestrone sboccato di Almodovar non fosse riuscito, e che se ne fosse reso conto anche lui. Ha messo lo zucchero invece del sale e così le storie risultano a tratti melense e agrodolci ma non hanno quello spessore a cui il regista ci aveva da tempo abituati. E per coprire il pasticcio il buon vecchio Almodovar cosa fa? Ci mette una spruzzata di pepe rosa, con una scena musical-queer imbarazzante e che lascia un qualcosa di amaro invece di far sorridere.
La storia è presto detta: per una svista di un tecnico (Banderas in uscita vigilata dal Mulino Bianco) uno dei carrelli dell’aereo protagonista indiscusso si inceppa e i piloti sono costretti a fare un atterraggio di fortuna. Ma dove? Non si sa, per l’80% del film quindi i piloti volano in tondo per la penisola iberica in attesa di poter atterrare. Le storie principali sono quelle dei passeggeri di prima classe. Inutile riassumere le storie, sono talmente insulse che probabilmente le confonderei, così come quelle degli stuart tutti rigorosamente gay, beoni e un po’ mignotte.
Che dire ancora? Io non sconsiglio la visione del film a nessuno perchè la mia accompagnatrice a destra – Patrizia Finucci Gallo – l’ha trovato esilarante, la mia accompagnatrice a sinistra – Natasha – l’ha trovato orrendo. Più opinabile di così!
Voto? Nessuno, rimandato al prossimo film direi. E anche io con la rubrica, al prossimo appuntamento al cinema!

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